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Questa storia inizia da dove finisce.

7 Dicembre 1930.
C’è una piccola nave attrezzata al largo di Saint Nazaire. Sullo scafo di legno scuro spicca la scritta a caratteri cubitali ARTIGLIO. Dalla bianca parete di plancia risponde il motto MEMENTO AUDERE SEMPER, forgiato dal poeta soldato Gabriele d’Annunzio per celebrare i Motoscafi Armati Siluranti che nel 1918 compirono la magnifica impresa di Buccari. Sta per essere dato l’ordine di far saltare per aria 150 tonnellate di esplosivo.

Ghermire, afferrare, strappare con forza. E ricordarsi di osare sempre, di non cedere mai allo sconforto. Due dogmi che ogni giorno come incudine e martello battono e temprano la volontà degli uomini a bordo delle navi ARTIGLIO, ROSTRO, RAFFIO e ARPIONE.
A scegliere di tatuare la pelle delle proprie navi con con tale vibrante volontà è Giovanni Quaglia, fondatore della SORIMA “Società Ricuperi Marini” che affida flotta, uomini e gli avanzatissimi scafandri metallici costruiti in Germania all’esperto palombaro ed inventore viareggino Alberto Gianni. Per Quaglia e Gianni il concetto di OSARE SEMPRE significa andare ben oltre il limite; Quaglia sa cosa vuole e Gianni sa – o si inventa – come ottenerlo: bisogna arrivare dove agli altri manca il fegato, la forza e le capacità tecniche; solo gli uomini della SORIMA oseranno avventurarsi nel gelido buio delle acque più profonde per scovare, artigliare e riportare alla luce del sole, e nelle casseforti dei suoi prestigiosi clienti internazionali, materiali preziosi e tesori ormai dati per irraggiungibili e perduti per sempre. L’audacia e la qualità tecnica delle loro imprese finiranno su tutti i giornali insegnando al mondo come si trovano e si recuperano i tesori sommersi nelle profondità marine ed anche le immagini ed i cinegiornali che raccontano la vita di questi uomini coraggiosi sembrano emergere da profondità sconosciute della più inaccessibile narrativa fantastica: sul ponte della ARTIGLIO in una operosità scandita da rituali che ricordano le vestizioni di cavalieri d’epoche passate e astronauti di  tempi che ancora devono arrivare, uomini dai nervi d’acciaio si calano in corazze di enormi scafandri, granchi di metallo armati di chele e martelli che vengono sollevati da gru e sprofondati negli abissi a guidare gli artigli d’acciaio che servono a strappare i tesori del fondo per riportarli in superficie.

Fra tutti i tesori recuperati dagli uomini della ARTIGLIO uno dei più preziosi è il corpo di Tommaso Dal Molin, pilota del RAV – il Reparto Alta Velocità, formazione d’èlite della Regia Aeronautica impegnato tra gli anni 20 e 30 nella competizione Schneider – che con il suo prototipo sperimentale è precipitato ed inabissato nelle gelide acque del Lago di Garda. Quel giorno si incontrano due scuole di alta tecnologia italiana: quella del cielo e dell’estrema velocità infranta nel tentativo di andare oltre il limite, e quella del profondo, del movimento lento e pesante che si immerge nell’oscurità per recuperare e dare degna sepoltura a quelle ali spezzate. Una liturgia che in un certo senso celebra nel dramma e proprio dinnanzi al Vittoriale di Gabriele d’Annunzio, le conseguenze dell’osare sempre andare oltre il limite.

E superare il limite sarà anche l’errore fatale per la nave ARTIGLIO ed il suo equipaggio. Troppo sicuri di sé, si affidano fatalmente ai capricci della dea bendata che fino a quel momento li ha sempre baciati.
Arriva il 7 dicembre del 1930, è l’appuntamento con il destino per la nave ARTIGLIO, il fidato Gianni e 13 membri dell’equipaggio. Nell’anno appena trascorso la SORIMA ha fatto il colpo grosso: dopo lunghe ricerche è stato finalmente individuato il relitto del piroscafo EGYPT, affondato con il suo prezioso carico di 6 tonnellate d’oro e 44 d’argento. Ma è arrivato l’inverno, bisogna rinviare il recupero al ritorno della bella stagione. Si parte quindi per  Saint Nazaire a compiere quella che per uomini temprati da mille imprese è quasi una operazione di routine: demolire la carcassa del piroscafo FLORENCE affondata durante la prima guerra mondiale con un carico di 150 tonnellate tra esplosivi e munizioni.
Ma al momento di far saltare tutto sulla ARTIGLIO forse si pecca di presunzione, si pensa che dopo tutto quel tempo l’esplosivo a bordo della FLORENCE sarà in gran parte inerte. Si violano le norme di sicurezza, i cavi di innesco sono troppo corti e la ARTIGLIO rimane a soli 160 metri dal punto del relitto invece delle due miglia prescritte. Un disprezzo delle regole ed uno sprezzo del pericolo che faranno pagare il prezzo più caro a chi ha osato sfidare una volta di troppo la fortuna. Gianni dà contatto: “Dinamo! Occhio alla botta!” E’ un attimo, il palombaro viareggino e il comandante Bortolotto si guardano, il carico del FLORENCE salta in aria con una formidabile esplosione, si alza una nuvola di trecento metri, sulla costa di pensa ad una scossa di terremoto, la nave ARTIGLIO è letteralmente polverizzata.

Nel 1931 la nave ARTIGLIO II recupererà il tesoro della EGYPT.

This story starts where it ends.

December 7, 1930.
There is a small equipped ship off the coast of Saint Nazaire. On the dark wooden hull stands in large letters the writing ARTIGLIO. The motto MEMENTO AUDERE SEMPER, forged by the italian soldier poet Gabriele d’Annunzio to celebrate the Motoscafi Armati Siluranti ( Armed torpedo speedboats), which in 1918 accomplished the magnificent feat of Buccari, responds from the white wall of the bridge. The order to blow up 150 tons of explosives is close to be given.

Grasp, tear with force. And remember always to dare, never give in!  Two dogmas that every day like anvil and hammer beat and temper the will of the men on board the ships ARTIGLIO, ROSTRO, RAFFIO and ARPIONE.
Giovanni Quaglia, founder of the SORIMA “Società Ricuperi Marini”, who chooses to tattoo the skin of his ships with such vibrant will, entrusts the fleet, men and the highly advanced metal diving suits built in Germany to the expert diver and inventor Alberto Gianni from Viareggio. For Quaglia and Gianni the concept of ALWAYS TO DARE means going far beyond the limit; Quaglia knows what he wants and Gianni knows – or invents from raw – how to get it: they want to go where others don’t have stomach, strength and technical skills; only the men of SORIMA will dare to venture into the icy darkness of the deepest waters to find, claw and bring back to the light of the sun, and in the safes of its prestigious international customers, precious materials and treasures until then deemed unreachable and lost forever.

Among all the treasures recovered by the ARTIGLIO crew, one of the most precious is the body of Tommaso Dal Molin, a pilot of the RAV – the Reparto Alta Velocità ( High Speed ​​Squadron), an elite wing of the Regia Aeronautica engaged between the 20s and 30s in the Schneider competition – who with his experimental prototype fell and sank into the icy waters of Garda Lake. That day two schools of Italian high technology meet: that of the sky and of the extreme speed broken in an attempt to go beyond the limit, and that of the deep, of slow and heavy movement that plunges into darkness to recover and give a worthy burial to those broken wings. A liturgy that celebrates the drama in front of Gabriele d’Annunzio’s home “The Vittoriale”, the consequences of always daring to go beyond the limit.

And exceeding the limit will also be the deadly mistake for the ARTIGLIO ship and its crew. Too sure of themselves, they inevitably rely on the whims of the blindfolded goddess who up to that moment has always kissed them.
7 December 1930 is the date with the destiny for the ARTIGLIO ship, the trusty Gianni and other 13 crew members. In the year that has just passed, the SORIMA hit the big time: after long searches, the wreck of the steamship EGYPT was finally found, sunk with its precious cargo of 6 tons gold and 44 silver. But winter has arrived, they must postpone the recovery until the return of spring. They then leave to Saint Nazaire to carry out what for men hardened by a thousand adventures is quite a routine duty: demolish the wreck of the steamship FLORENCE which sank during the First World War with a load of 150 tons of explosives and ammunition.
But when it comes the time to blowing up everything, on the ARTIGLIO, probably in an excess of presumption, it is believed that after all that time passed, mostly of the explosives on board the FLORENCE will be inert. The safety rules are violated, the ignition cables are too short and the ARTIGLIO is only 160 meters away from the point of the wreck instead of the prescribed two miles. A contempt for the rules and for the danger that will make those who have dared to challenge their luck one time too much, to pay the worst price. Gianni gives the contact: “Dinamo! Watch out for the blow! ” It’s just a moment, the Viareggio diver and Commander Bortolotto look at each other, the FLORENCE cargo blows up with a formidable explosion, a three-hundred-meter cloud rises, on the coast people think of an earthquake, the ARTIGLIO ship is literally pulverized.

In 1931 the ARTIGLIO II ship will recover the EGYPT treasure.

TSHIRT VOLO SU VIENNA