I primi aeroplani venivano praticamente indossati e decollavano sulle gambe dei loro costruttori. Il punto di partenza era in genere un precipizio ed il punto di atterraggio deciso dalla dea bendata.
Con il progresso del mezzo e l’aumentare dei tempi di decollo si resero necessarie superfici ampie e libere da ostacoli. Vennero delimitate le prime piste in erba che vennero chiamate aerosuperfici o aeroporti.
Proprio questa necessità di una superficie piatta e sgombra da ostacoli, se non altro per una mera questione di costi, portò alla diffusione dell’idea che l’ambiente ideale per l’aeroplano potesse essere l’acqua; il globo terrestre è ricoperto in gran parte da Oceani, mari grandi e piccoli e da laghi e quindi si pensò che lo sviluppo naturale del volo umano dovesse in un certo modo ripercorrere quello della evoluzione darwiniana ripartendo dall’acqua. Nacquero così gli idrovolanti, aeroplani che decollavano ed ammaravano utilizzando specchi d’acqua e che trovavano riparo in strutture chiamate Idroscali.
Coupe d’Aviation Maritime Jacques Schneider
Fu così che un giorno del 1912 nel salotto del giovane Aéro-Club de France si discutesse del destino dell’aviazione.
Jacques Schneider, industriale appassionato di aeroplani e di competizioni, possessore del brevetto di volo nr. 509, al fine di favorire lo sviluppo dell’idrovolante e della potenza motoristica aeronautica propose la creazione di una competizione di velocità tra idrovolanti. Era nata la Coupe d’Aviation Maritime Jacques Schneider ed era nato il concetto di Idrocorsa.
I primi idrocorsa erano idrovolanti comuni pilotati da “gentleman pilots” in occasione del momento magico ed elettrizzante della competizione e poi restituiti alla grigia routine quotidiana; poi venne la prima guerra mondiale e l’aeroplano visse uno momento di sviluppo straordinario, uno sviluppo che anni dopo avrebbe portato alla crescita delle potenze e delle prestazioni. Entrarono in campo le aviazioni militari, ad essere in gioco era ora il prestigio delle nazioni ed il concetto si ribaltò: non più aeroplani di serie convertiti alla competizione ma prototipi, esemplari unici, sperimentali in tutto, dalla aerodinamica più spinta ai carburanti più pericolosi che alimentavano e spingevano ad altissimi règimi motori sempre più potenti.
Purosangue
Fu in questa corsa alla esasperazione tecnica di quella che possiamo definire una Formula Uno aeronautica che nacquero i progetti dei veri Idrocorsa, mezzi straordinari nati per volare velocissimi e che avrebbero posto le basi per la creazione di una aviazione che sempre di più stava dimostrando il proprio status superiore di arma suprema e di giudice della battaglie. La guerra appena conclusa aveva chiaramente dimostrato che nel prossimo conflitto chi avesse conquistato il dominio dell’aria avrebbe dominato anche il campo di battaglia. E vinto.
Fu così che presero forma aeroplani bellissimi che nella loro forma affusolata evocano sensazioni contrastanti di potenza e fatica, di grande sofferenza. Volare un Idrocorsa era infatti una impresa che aveva dello straordinario, dai resoconti dei piloti leggiamo di difficoltà nel mantenere la stabilità in decollo, la mostruosa “coppia” indotta dalla rotazione dell’elica tendeva infatti a far girare l’aeroplano nel senso opposto con il concreto rischio di rovesciamento e di infilarsi in acqua, incontro a morte sicura; la visibilità verso il davanti era praticamente nulla tanto la cabina di pilotaggio era annegata nel profilo della fusoliera ai fini di migliorare la penetrazione aerodinamica. Cio non impediva però al fumo ed all’olio di investire il pilota esponendolo a gravi rischi di ustioni e perdite di coscienza. I radiatori di questi incredibili mezzi erano realizzati in tubi piatti che avvolgevano ali e fusoliera facendo funzionare l’aeroplano come un vero e proprio termosifosifone volante che doveva smaltire le altissime temperature di esercizio di un motore esasperato. I condotti del Supermarine S6B erano a fianco dell’abitacolo ed al pilota non venivano risparmiate le scottature a gambe e braccia. Volare con un Idrocorsa era vivere inferno purgartorio e paradiso nell’arco di una gara, in una esperienza tremenda e straordinaria allo stesso tempo. Nel 1934 in una epoca nella quale i migliori aeroplani da combattimento raggiungevano a malapena i 500 km orari si superarono i 700; fu una epoca pionieristica straordinaria, vissuta con una ispirazione, uno slancio ed una passione che potremo ritrovare solo nella grande stagione della conquista dello spazio.
La Storia insegna
L’epoca della Schneider finì e dell’Idrocorsa Supermarine S6B ci rimane l’esemplare numero S1595, quello che vinse definitivamente la coppa Schneider. Era un giorno di Settembre del 1931 e gli Inglesi corsero da soli dopo aver invano atteso il confronto con lo sfortunato Macchi MC72 degli Italiani. Sicuramente ai Piloti inglesi del High Speed Flight non piacque vincere mestamente da soli ma è andata così.
Ci rimane un aeroplano dipinto di un blu che con il tempo si è scrostato, rimane ora il silenzio attorno ad una macchina che con l’urlo del suo motore dominò i cieli. Ma osservando quel cimelio ci arriva forte l’incitamento a non perdere lo slancio, a volte l’insegnamento della Storia è quello non di un errore che si è fatto, ma di un errore che si rischia di compiere, di un monito. Guardando alla Schneider così come si guarda alle imprese spaziali ci si interroga anche un po’ su quello che può e dovrebbe essere il senso di una vita, quello cioè di sognare, di osar creare qualcosa di nuovo, di esplorare nuovi livelli di esistenza, affrontare gli ostacoli. Di alzare insomma l’asticella.
“Per Ardua Ad Astra”
La Schneider prese il volo su dei trabiccoli ed ammarò dopo aver battuto record su record, ponendo le basi per il progresso del volo. La storia che raccontiamo con la nostra maglia SUPERMARINE è quindi quella di un atteggiamento mentale, quello di tenere sempre aperta una finestra alla possibilità di fare, di intraprendere, di generare e di far crescere un progetto, perché se è da un atteggiamento mentale che parte tutto, la nostra maglia vuole essere un totem ed incitamento a questo modo di pensare e di fare.
Una maglia per Primi Inter Pares
A creare la Coppa Schenider fu l’iniziativa di un singolo. A fare il primo passo è sempre un primo tra gli altri, qualcuno che interpreta un sentimento comune e fa il primo passo. Siamo noi singolarmente che possiamo far sì che le cose inizino ad accadere. Abbiamo iniziato questo articolo con la foto di Otto Lilinethal, che letteralmente indossa uno dei suoi aeroplani. In un certo senso il suo è davvero un capo Squadratlantica perché davvero lui vestiva le sue idee, una immagine che ci piace molto.
Ma se la storia insegna davvero chiudiamo allora il nostro articolo con quella di una nuova impresa, di un nuovo Primo Inter Pares. Perchè anche Virgin Galactic nasce dal moto comune e da quel fuoco sacro che ha mosso “il singolo” Richard Branson, un miliardario certo ma proprio per questo un uomo che avrebbe potuto rilassarsi e godersi il frutto delle sue attività. Eppure si è rimesso in gioco, ha colto l’insegnamento della Storia e di Herr Lilienthal, ha incontrato Mr. Rutan un altro pazzo visionario come lui, ed insieme si sono lanciati alla conquista dello spazio.
Loro sono i primi, poi arrivano altri primi come Elon Musk e la sfida, il coraggio, il progresso entrano in scena e la Storia iniziata da quei piccoli idrovolanti ricomincia a girare.
Indossare una maglia che ci ricordi tutto questo non fa di noi dei “Primi Inter Pares”, quello è un fuoco che bisogna avere dentro, però può darci lo spunto per una riflessione, per capire quali sono i meccanismi e quei piccoli passi che possono arrivare a generare dei cambiamenti, piccoli o grandi che siano, anche nella quotidianità della vita. Ognuno sceglie da che parte stare, se essere pilota o passeggero, e questo dipende da tanti fattori, non ultimo il coraggio o le possibilità, ciò però che conta è come già detto l’atteggiamento, la propensione al fare o anche solo al sostenere chi fa. Perché se esistono i primi inter pares è perché i pares sono al loro fianco.
Come dire, esistono coloro che costruiscono le astronavi del futuro e coloro che ne diventeranno i primi passeggeri, così come esistono quelli che si lanciano nella realizzazione delle maglie dedicate alla Storia della Aviazione e…. coloro che le indossano!
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