Ci fu un tempo in cui per combattere un avversario più forte si idearono nuovi e straordinari strumenti.

INCURSORI

Durante la seconda guerra mondiale i reparti speciali della Marina Militare Italiana misero a punto e resero poi operativi i siluri a lenta corsa (SLC) condotti da operatori. Queste armi micidiali sarebbero poi divenute famose come “maiali”. Gli SLC vennero impiegati con successo dagli incursori italiani della “Decima Flottiglia Mas” contro il naviglio e le fortificazioni inglesi.  Aldilà dei risultati effettivi in termini di tonnellate affondate, il grande successo di questo sistema d’arma, estremamente poco costoso in rapporto alle forze messe in campo dal nemico ed ai danni che poteva arrecargli, fu quello di costringere l’avversario ad un grande dispendio di uomini addestrati e mezzi per mantenere attiva una stretta sorveglianza contro gli attacchi che potevano avvenire in qualsiasi momento e luogo.
Ma i grandi porti inglesi di Alessandria e Gibilterra furono violati e le imprese degli incursori italiani della Decima entrarono nella storia.  Alla fine anche gli Inglesi, riconosciuta la grande validità del sistema d’arma e sollecitati da Winston Churchill in persona, organizzarono i loro reparti di incursori equipaggiati con i Chariot, realizzati partendo dagli SLC italiani catturati.

Decima Mas Squadratlantica

DEDICATA AGLI UOMINI CHE FECERO L’IMPRESA

Perché una maglia di lana blu e senza nessun segno? L’ispirazione all’inizio nasce dal fatto che gli incursori utilizzavano delle maglie di lana sotto le mute di gomma. Poi però abbiamo scelto di fare un passo in più. Stavolta non abbiamo voluto celebrare l’impresa, ma piuttosto cercare di cogliere un momento della vita degli uomini che quell’impresa compivano, immaginarli quando discutevano delle azioni oppure dopo la missione, quando rientravano alla base, se mai rientravano, e tutto ciò che desideravano era indossare qualcosa di caldo ed asciutto che gli scaldasse le ossa. Stavolta non si parla del soldato ma dell’uomo che stanco morto si infila la sua maglia blu fuori ordinanza, forse un regalo di sua madre, si tira su il cappuccio e si lascia cadere sulla sedia accanto alla stufa, la tazza di metallo con il caffè bollente tra le mani ancora irrigidite dal freddo, una sigaretta per i pensieri ed un pezzo di cioccolato per il morale. E magari un po’ di quel cognac fregato ai francesi e che era stato tenuto in serbo per festeggiare i successi e che invece ora vien buttato giù di un fiato con un misto di rabbia ed orgoglio a onorare i compagni che non sono tornati. Ecco perché una maglia senza insegne, senza stemmi o simboli. Perché stavolta la storia è quella dell’uomo e non dell’impresa. 

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Teseo Tesei Squadratlantica