Disegno Romain Hugault
” E me la ricordo quella volta. C’era anche l’ingegnere, che a lui piaceva prendere le misure della macchina al primo volo. Diceva che il buongiorno si vedeva dal mattino e che se una volta staccato il redan saltava bene fuori dall’acqua era fatta. Me la ricordo si quella volta. Faceva un caldo da matti, le zanzare ci facevano impazzire, mia moglie sul molo che teneva per mano i bambini.
Scoppio, bam, bam, borbottio, poi l’urlo del motore che sale e diventa teso, inquieto. Fanno cenno di saltar dentro, mi infilo nell’abitacolo in pantaloncini corti, le pareti roventi sembran fatte per accogliere il pane da cuocere, non un cristiano. Muovo la barra: avanti, indietro, alettoni. Sento che mi spingono in acqua, galleggio, la linea dell’orizzonte ondeggia, la luce sull’acqua è una striscia piatta, non c’è onda, bene. L’ingegnere mi fa cenno con la pipa, vai.
Dò un quarto di manetta, il motore sale, vado, un colpo secco a destra, mi scuote, qualche onda allora c’e. Ancora manetta, tiro la cloche ma è presto, nemmeno si siede un po’. Aspetta, aspetta che il motore prenda, l’ingegnere mi guarda, non devo far brutta figura, penso allo stipendio, ai figli. Manetta, prende, prende, e lo lascio andare, vai, fila, dai. Morde l’aria, scivola sull’acqua, magnifico, magnifico. Ecco un colpo e s’impenna, tiro la cloche e risponde, vado a naso, anzi sento con il sedere quando è ora di staccare, ancora no, ancora no, tiro un po’ e mi ascolta, si alza, lo lascio un attimo, dò manetta, dai, un colpo dal seggiolino alle mie chiappe, un altro, dondola alzati maledetto, tiro, lo tengo in piedi, tiro, dò manetta, imbarda a sinistra, timone, stacco, volo.”
Dedicato ai piloti collaudatori del Reparto Alta Velocità, eroi oscuri e dimenticati che offrirono la loro vita affinché altri potessero primeggiare.
Etichetta realizzata per la maglia Idrocorsa – Squadratlantica
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