Capitò così, in una pausa delle missioni d’allarme.
L’occasione fu il passaggio di un Sagittario in trasferimento a Napoli. Che macchina, che linea! Righi era uno di quelli che la guerra la vivevano con stoica sopportazione, o per meglio dire con rassegnazione: non gli piaceva, non gli pesava. Franchi invece era più impegnato nelle discussioni, sempre a far discorsi alti, come li chiamava Righi, discorsi che ad un pilota al momento di sparare qualche problema glie lo dovevano pur dare. Ma anche il Franchi quando suonava l’allarme saltava sull’apparecchio e faceva il suo mestiere di ammazzacristiani.
Tra i due a tirare su la compagnia era sempre il Righi, se non volava comunque doveva far qualcosa. S’intende, mai visto con un libro in mano, sempre stato un ignorante, ma in divisa era un bell’uomo e sapeva volare. In aria Franchi era il classico uomo d’ala, gregario, ma affidabile, con lui si tornava sempre a casa. A terra non era uno da baraonde, tranquillo metodico, elegante, curato, uno che le divise se le faceva fare a Napoli. Con una buona lettura e la pipa  era contento, ma se Righi menava le mani per lui era come un magnete e correva a dargli man forte.
De Bona era quello arrivato quel mattino con il Reggiane e quindi di lui non si sa niente se non il fatto che a vederlo tranquillo sotto il gazebo con la sigaretta in bocca ed il bicchier di vino in mano pareva uno che conosceva il fatto suo. Già, ma chissà se quell’occhio di ghiaccio ce l’aveva anche in caccia.
“Vè, scommetto che il mio Macchino si mangia quel tuo bel puledro.”
Il cappello sulle ventitrè, Righi era partito all’attacco. Moriva dalla voglia di vederlo in volo il Reggiane. Provarlo non si poteva, divieto assoluto, ma dal comando l’ordine era quello di scortarlo fino ad Arezzo. Il tempo per due colpi d’ala si trovava. Franchi sonnecchiava sullo sdraio: meno tre – due – uno e Righi lo avrebbe tirato dentro.
“Vè Franchi, è vero o no che il Macchi è il migliore? Anzi, son sicuro che anche un ferro da stiro come il 55 se lo gira come gli pare e piace quel suo aeroplanino! Bello eh, ma qui si parla di caccia, di far la guerra, mica i concorsi di bellezza!”
Ah! De Bona si battè un colpo sulla gamba, spense la mezza cicca con mestiere e bevve d’un fiato il bicchiere.
“Allora la vedremo domattina se lor signori con le loro caffettiere sapran star dietro alla mia fuoriserie!”
Furon quindi combinazione e fortuna che fecero in modo che nei dintorni di Firenze, su quel campo d’erba battuta trafficato da un via vai di macchine di tutte le specie e che qualcuno chiamava pomposamente A.L.A. “Aereosuperficie Logistica Avanzata”, in quella fatidica estate del 43 si trovassero a fare a musate i rappresentanti delle tre migliori figliate di caccia realizzate dall’industria aeronautica italiana. Son quelle cose piccole e belle che nascono in mezzo a fatti brutti; tre giovani piloti, tre aeroplani magnifici e pronti al volo, carburante e meteo favorevole.
Chi vinse la sfida lo seppe tutta la Regia grazie a radioscarpa.
Il Reggiane parte per primo per far la lepre, con l’ala larga a tutto motore si arrampica in cielo come un’ira d’iddio.
Righi e Franchi staccano il carrello il coppia, i motori sono identici e vengono dalle medesime mani dei meccanici della base ma il 55 di Franchi è davvero un ferro da stiro con quei 300 kg in più rispetto al giocattolo della Macchi che si arrampica come un gatto. Manetta in tasca ed il 55 guadagna terreno, ala contro ala cominciano le larghe volte a prender quota; del Reggiane nessuna traccia, nascosto nel sole li aspetta.
Circuito a 3000 mt a far respirare i motori e cercar cogli occhi più in alto la lepre, poi chiudere i radiatori e su di nuovo a 5000.
Ma ecco il 2005 che arriva giù in verticale a pieno motore! Si infila come un razzo tra i due che si aprono in rovesciata per andargli già dietro. Picchiata a tre, nel cielo i sincroni rombi di 4500 cavalli! Il Reggiane fila via ma ecco scodinzola, trema, non lo tiene, va male per lui e bene per i cacciatori. Il muso del 55 è avanti di 50 metri al Macchi, hai visto che il peso serve?! La lepre cambia tattica e scarta a sinistra, poi tira la cabrata, rimbalza ed è di nuovo a candela, velo nero sugli occhi, il Veltro si avvita, incrocia la traiettoria e da sotto si infila, non si capisce come ma Righi riesce a tenere lo sforzo che ancora oggi ci son piloti anziani che con le mani raccontano quelle manovre. Ecco là in fondo il 55 che si arrampica sicuro, pilota impeccabile, meccanismo implacabile, oggi Franchi vola in cravatta e se la gode, cala il motore e fa un giro ampio a cabrare, risale dal largo, vuole lasciare la preda al Righi dato che ha attaccato lui la rogna. Il Reggiane se la ride girando sulle ali, monta una VDM tedesca e ben si vede quando l’elica morde l’aria come si deve. Sale, e aspetta che il Veltro perda la presa, con quelle alette piccole e l’elica italiana sottile che non lo aiuta. Il Macchi è micidiale alle medie quote ma più sale e peggio è per lui. Righi lo sa ma oggi accetta il rischio, vuole giocare fino in fondo e prendere la coda dell’emiliano. De Bona viene dai Macchi, ne conosce pregi e difetti e aspetta l’altro al varco; questo pilota sa davvero il fatto suo.  Ecco che al pollo manca motore, ecco che gli manca ala e il Macchino molla. Stalla e cade in vite piatta. Uno scherzo per Righi uscirne ma l’altro è lì che dopo una elegante rovesciata già lo aspetta e quando mette la pancia al sole per scappare lo infila come un pollo allo spiedo. Sagittario batte Veltro!
Che nervi, Righi batte l’ala, livella, anche a ventitre anni il giochino è faticoso. Tra picchiate e cabrate il fisico è massacrato. Respira ad ampi boccate per riprender fiato, una lacrima di rabbia. Fallo secco Franchi!
Il 55 è là in basso che gira in tondo e come uno squalo attende la preda. Chiuso l’enorme radiatore ventrale De Bona capovolge e si butta, il tempo stringe ed Arezzo lo aspetta al circolo, sarà divertente raccontare della caccia bianca di oggi. A tutto motore duemila metri si bevono in un attimo, il 55 continua in linea retta, il pilota si sarà stancato del gioco? Poco male e poco il tempo che basterà per chiuderla. Eccolo che arriva, cala il motore e si allinea per mettersi in coda, non se lo aspettava però. Il 55 procede dritto e piano, molto piano, troppo piano! Muso in alto in assetto cabrato al limite dello stallo, Franchi gioca a fare il morto per accoppare il vivo. Gli aeroplani non hanno i freni e il 2005 lo sfila come un missile, De Bona butta giù i flap ma la velocità non ne vuol sapere di calare, la struttura trema. Il 55 tira su la biancheria, dentro flap e carrello e il muso si abbassa. La caccia è aperta. Righi dall’alto se la ride vendicativo: ammazzalo!
Franchi va in affondata, a sparire dal cielo abitacolo del Reggiane, De Bona lo cerca ma non lo vede! E cosa fa un pilota braccato che non sa dove è il nemico? Si butta in picchiata. Ma i metri son pochi, siamo a duemila, si rischia di infilarsi in un prato. De Bona allora gira stretto, l’ala larga morde l’aria densa, meglio di quella del 55. Eccolo infatti che pian piano il Centauro spunta dalla destra e poco alla volta perde terreno; era davvero a fiutargli la coda il maledetto! I due caccia si inseguono in un cerchio sempre più stretto e vince chi serra di più sull’altro senza scadere d’ala. I musi cercano le code. Franchi sa che a questa gioco la perde lui e molla la coda dell’avversario, una affondata e poi su a ripigliar quota e vedere il da farsi.
Ah! De Bona arriva largo e si allinea per pigliarlo. Sei mio! Franchi pare un cadetto all’esame di acrobazia: un mezzo tonneau, un looping a chiudere ed il Centauro cerca il muso contro muso del Sagittario, è ora di farla finita, si vedrà se han più palle i piloti o pezzi gli aeroplani!
Tremila metri, duemila, mille. I due fulmini si avventano uno contro l’altro. Righi dall’alto si dispera: pazzi!
La sera prima a far lo sbruffone al campo De Bona non aveva saputo sostenere lo sguardo fermo di Sandri. E se non sai sostenere uno sguardo alla fine mollerai sempre. Ci sono uomini invece che non esibiscono il loro coraggio tenendolo in serbo per quei momenti nei quali rischia di diventare pazzia. Il gregario, l’uomo affidabile stavolta perde il controllo e si ammazzerebbe per gioco. E Franchi non abbassa lo sguardo, nemmeno davanti ad un caccia da quattro tonnellate che gli sta piombando addosso a più di mille chilometri all’ora.
E il Reggiane si arrende un attimo prima di abbracciare ed esplodere con il Centauro. Si impenna e si porta ad Arezzo il segno nero dell’elica del Centauro che dal ventre arriva alla coda. Vallo poi a spiegare al Maresciallo.
Il Reggiane sbatte le ali, se ne va, è finita: Centauro batte Sagittario!
Rimaneva dunque da capire quel giorno quale era il meglio tra Veltro e Centauro.
Righi e Franchi da amici quali erano se la giocarono in acrobazie: uno spettacolo a tutto vantaggio del personale e degli ufficiali che a naso in sù si godettero il magnifico repertorio di imperiali, tonneau, looping, mezzi otto cubano, scampanate e rovesciamenti, tutti impeccabilmente effettuati e chiusi da un passaggio ala contro ala a volo radente sul campo, per non perdere l’occasione di qualche giorno di punizione che tanto non si sarebbe mai scontato.
Il verdetto unanime fu a favore del Macchi. Non perché Righi fosse meglio di Franchi, che s’era capito non aveva nulla da dimostrare. Semplicemente il Centauro era una gran macchina, ma il Macchi, beh, il Macchi era “il Macchino”, compagno fedele che nato come Folgore s’era fatto i muscoli ed era diventato Veltro e che sempre aveva accompagnato e riportato a casa tanti piloti della Regia, compreso De Bona, che con i Macchi aveva imparato a volare.
Macchi batte Centauro dunque, ma fu solo per gioco. Almeno questo dolore, in quell’Italia divisa e straziata dopo l’armistizio, venne risparmiato ai piloti italiani.

I racconti di Squadratlantica – 2022



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