“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.”
“I know not with what weapons World War III will be fought, but World War IV will be fought with sticks and stones.”
Albert Einstein
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L’incredibile longevità operativa del Boeing B52 Stratofortress incarna perfettamente il concetto di deterrenza, quel potere cioè di poter condizionare una determinata condotta mediante la disponibilità e l’esibizione di una potente forza. Ci troviamo nel campo dei maestri della strategia come SunTzu e Clausewitz, che con i loro trattati spiegano come la più grande vittoria si ottenga senza combattere.
In tema di aeroplani, il secondo conflitto mondiale iniziò con i biplani e si concluse con i jet. Fino ad allora la guerra era sempre stata “l’occasione giusta” per accelerare e sostenere con mezzi pressoché illimitati lo sviluppo tecnologico militare; a scontrarsi erano gli eserciti sul campo di battaglia e le armi impiegate venivano perfezionate in base ai risultati conseguiti. Il nuovo conflitto coinvolse invece direttamente come obiettivo militare primario le popolazioni civili e le regole saltarono definitivamente ed in maniera irreversibile con l’impiego di una nuova e definitiva arma; la guerra che durava ormai da sei anni e che non sembrava finire mai si concluse infatti in pochi istanti, tra il 6 ed il 9 agosto del 1945, con il bombardamento atomico compiuto dalle superfortezze volanti
americane sulle città giapponesi di Hiroshima e Nakasaki.
Da quel momento, con un potenziale di potere distruttivo che aumentava sempre più, la nuova arma atomica rendeva ormai possibile il M.A.D. “Mutual Assured Destruction”, la distruzione reciproca assicurata; l’uomo aveva quindi raggiunto il punto di non ritorno della capacità di provocare l’annientamento di ogni forma di vita sul pianeta.
Una tale Spada di Damocle sospesa sulla testa dell’intera umanità costrinse i teorici della guerra a considerare quella della deterrenza come l’unica via percorribile, bisognava mostrare la forza ma senza doverla utilizzare.
Vennero quindi create nuove e sempre più potenti armi da non impiegare mai, trasportate da vettori che non avrebbero mai dovuto raggiungere i loro obiettivi: missili balistici, sommergibili atomici, potenti flotte navali ed aeree; strumenti che avevano e tuttora mantengono la funzione di dissuadere sul nascere qualsiasi ipotesi di conflitto mondiale in una situazione limite e sospesa, ben rappresentanta dal “Doomsday Clock”, una metafora creata nel 1947 dai membri del Bulletin of the Atomic Scientists, nella quale idealmente mancano solo a 5 minuti dalla mezzanotte, l’ora della distruzione totale.
Il ruolo del B52 è quello di cristallizzare la situazione, impedendo di fatto a quella lancetta ferma a 5 minuti a mezzanotte di avanzare fino al countdown finale. Se questo aeroplano continua a volare è perché, semplicemente e fortunatamente, in tutti questi anni non c’è stata una guerra che gli opponesse avversari in grado di contrastarlo; nel caso di un conflitto generalizzato anche questo arzillo vecchietto dei cieli verrebbe spazzato via in un lampo da un progresso tecnologico istantaneo che probabilmente porterebbe l’umanità a combattersi nello spazio, se prima non si annienta nella apocalisse atomica.
Nel frattempo, celebrato anche dal cinema d’autore, il Boeing B52 Stratofortress vigila ininterrottamente da ormai 70 anni, con la previsione di arrivare all’incredibile traguardo di vita operativa lunga un secolo, davvero “stratosferica” se rapportata a quella di qualsiasi altro aeroplano. Un colosso dei cieli ed allo stesso tempo un aeroplano molto bello nelle sue linee pulite mai scalfite dall’oltre mezzo secolo di storia del design aeronautico che ha attraversato.
Il trascorrere del tempo ed i cicli operativi hanno fatto di questo aeroplano un veterano che ha mostrato i muscoli dal Vietnam ai conflitti più recenti indossando tutte le livree dal dopoguerra ad oggi inalberando in successione tutti i badge dei reparti da bombardamento strategico dell’ USAF.
Prendendo il testimone dal suo ingombrante predecessore che fu il Convair B-36, speranzosamente e profeticamente battezzato “Peacemaker”, e nonostante il soprannome operativo ben poco amichevole coniato dagli equipaggi, il B52 “Big Ugly Fat Fucker/Fella” (BUFF), si ritrova oggi a far da metafora ad un messaggio pacifista, diventando il vero simbolo di questo incredibile paradosso nella quale è un’arma lo strumento adatto a scongiurare un conflitto.
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