Ce la dovevamo togliere questa piccola soddisfazione. Una celebrazione in punta dei piedi, una semplice t-shirt, un piccolo gesto compatibilmente a quelle che sono le possibilità che il presente ci offre. Dedicato quindi a tutti gli appassionati di questo magnifico aeroplano, espressione massima di una filosofia progettuale ed industriale che forse per quei tempi in Italia era davvero troppo avanti. Come si verificò per tante altre macchine italiane, davvero troppo pochi furono i Reggiane Re2005 ad aver visto l’impiego bellico e tra cedimenti in volo e le poche missioni operative i pareri dei piloti che lo volarono sono discordanti e non permettono di fare una valutazione comparativa tra l’indubbia bellezza e l’effettiva capacità come arma aerea.
Di quella potenzialità mai espressa ci è giunta una unica, preziosa ed avvincente testimonianza diretta, quella del Maggiore Vittorio Minguzzi, pilota “veterano” cresciuto durante la guerra civile spagnola, asso nella Regia Aeronautica e comandante del 22º Gruppo autonomo caccia terrestre.
2 Aprile 1943
“Alle 18,30 parte dalla baracca Comando Caccia il razzo rosso. La sorpresa è completa. E già tardi, il cielo è coperto: non mi aspettavo l’allarme. Mollo tutto e mi precipito all’area della 369^, che ha preso in carico temporaneamente il Re. 2005, per decollare avendo come sezionari tre D.520. Punto verso il Vesuvio e foro le nubi facendo quota. la radio gracida: ‘quadrimotori diretti su Napoli!’. Dirigo quindi sull’isola di Ischia dove circuito a 7.000 m in attesa d’avvistarli. Improvvisamente li vedo: circa 20 km a sud dell’isola. a quota Inferiore, ventiquattro B-24D in quattro pattuglie di sei quadrimotori disposti a cunei di tre in linea di fila. Comunico a terra l’avvistamento e manovro per attaccare. La formazione nemica è molto allungata, naviga a sfiorare le nubi e ogni tanto gli apparecchi spariscono tra queste. Attacco la terna a quota più elevata con un’affondata decisa, per impedire che possa trovare riparo tra le nuvole cosi facendo distanzio i sezionari. Non mi sparano contro,forse non mi hanno visto, forse non si curano di un caccia solitario. Mi avvicino a tutta velocità al capo formazione mirando tra motore interno e cabina di pilotaggio. La formazione accosta nella mia direzione. non mi sposto dalla traiettoria e a 500 m la sagoma del “Liberator” alla destra del cuneo riempie il parabrezza del Re- 2005: ancora un attimo e sparo con tutte le armi.
Il Re 2005 sussulta come scosso da un tremito, la cabina si riempie di fumo azzurrognolo, attraverso la maschera filtra l’acre odore della cordite. Tutti i colpi vanno a segno, un motore esplode. L’ultima immagine che ho prima di sparire tra le nubi è quella di un motore semi- staccato su cui ruota ancora l’elica tra guizzi di fiamme. Mi impegno nella manovra di scampo: per qualche secondo sono inseguito dalle fiammelle gialle e rosse delle traccianti, ma non mi inquadrano, evidentemente i mitraglieri sono sorpresi dalla mia velocità. Poi piombo tra le nubi: respiro ad ampie boccate per snebbiarmi dall’oppressione della manovra, stringo la maschera al viso e ricomincio a fare quota. Esco di nuovo dalle nubi e non vedo nessuno, dirigo quindi attraverso il Golfo alla volta di Napoli dove ho notato ampi squarci di visibilità. Scendo di quota e scorgo una coppia di D 520 che sta dirigendo verso una formazione di sei quadrimotori, un migliaio di metri più bassi. La formazione nemica si sta allontanando dal porto, ma dirige verso terra, con i quadrimotori scalati in quota. Chiamo i gregari perché si mettano in formazione con me e insieme dirigiamo all’attacco: linea di fila tutti contro lo stesso bersaglio. Con una lieve pressione sulla pedaliera, metto l’apparecchio a coltello ed attacco il quadrimotore a quota più alta. Ancora il Re. 2005 se ne va distanziando i gregari: evidentemente non mi rendo conto della velocità che raggiungo: “Questo apparecchio è un’ira d’Iddio!”.
Di nuovo una lunga raffica, di nuovo tutti i colpi vanno a segno, la torretta di coda non spara più: esco di coda e m’impegno in una brusca virata a cabrare, un -paio di “scodinzoli” e sono già tornato alla quota base. Anche i gregari sono riusciti ad attaccare, ma non osservo risultati. Intanto la formazione nemica riesce a sottrarsi trovando riparo tra le nubi. Li precedo su quella che ritengo sia la loro rotta di rientro, e infatti ogni tanto ne vedo qualcuno sfilare tra gli squarci delle nubi, ma non riesco ad agganciarli. II Re 2005 risponde con agilità e prontezza, ma il giochino che stiamo tacendo è faticoso: in picchiata supero agevolmente 800 km/h e quando richiamo l’accelerazione mi pesa addosso facendo calare un velo nero sugli occhi. Nausea, mal di stomaco, respiro corto, ogni volta impiego più tempo per riprendermi: poi non ce la faccio più e mi sottraggo. Raduno i gregari via radio e sempre via radio avviso Caporale che sto rientrando”.
(Fonte: web)
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkPrivacy policy
0 Comments
Leave A Comment